[Area] I: [Europa] I: [Mailinglist-anm] Medel sulla decisione della CE di deferire la Polonia alla Corte di Giustizia

Mariarosaria Guglielmi mariarosaria.guglielmi a giustizia.it
Lun 1 Ott 2018 13:59:37 CEST


 

Da: Mariarosaria Guglielmi [mailto:mariarosaria.guglielmi a giustizia.it] 
Inviato: lunedì 1 ottobre 2018 13:32
A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com
Oggetto: [Mailinglist-anm] Medel sulla decisione della CE di deferire la
Polonia alla Corte di Giustizia

 

Invio la dichiarazione di Medel sulla decisione della Commissione europea di
deferire la Polonia alla Corte di giustizia dell'UE a causa delle violazioni
del principio di indipendenza della magistratura create dalla nuova legge
nazionale sulla Corte suprema.

Mariarosaria

 

 

Medel sulla decisione della CE di deferire la Polonia alla Corte di
Giustizia

 

Medel esprime il suo apprezzamento per la decisione della Commissione
Europea di deferire la Polonia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea
per la violazione dell’indipendenza del sistema giudiziario causata dalla
nuova legge sulla Suprema Corte e di chiedere alla Corte di adottare misure
cautelari in attesa della decisione.

Medel esprime apprezzamento per il personale impegno che il Vice Presidente
della Commissione Europea, Frans Timmermans,  nel sostenere i valori posti a
fondamento dell’Unione Europea e la difesa dello Stato di diritto in
Polonia.

La Corte di Giustizia ha già affermato in precedenti decisioni che
l’indipendenza dei sistemi giudiziari è uno dei principi fondamentali del
diritto dell’Unione Europea. Nella decisione sul caso   dei giudici
portoghesi (Associação Sindical dos Juízes Portugueses, C-64/16) la Corte ha
sottolineato che l’indipendenza delle giurisdizioni è essenziale per la
cooperazione fra i sistemi giudiziari nazionali e la Corte di Giustizia.
Nella decisione sul caso Celmer (Minister for Justice  and Equality v LM, C-
216/18), la Corte ha sottolineato che il mantenimento dell’indipendenza
dell’autorità giudiziaria è essenziale per assicurare la protezione
effettiva degli individui. La decisione è stata emessa nel contesto della
situazione polacca e la Corte ha richiamato la proposta motivata della
Commissione al Consiglio in base all’art. 7(1) TUE. La Corte ha ritenuto che
l’esistenza di un rischio concreto per la persona destinataria di un mandato
di arresto europeo di subire una violazione del suo fondamentale diritto ad
essere giudicato da un Tribunale indipendente, e per questo del suo diritto
ad un equo processo, consente all’autorità giudiziaria di non dar seguito,
in via eccezionale, al provvedimento di arresto.

La procedura iniziata dalla CE si concluderà con la decisione che stabilirà
in via definitiva se la legge polacca sulla Suprema Corte è compatibile con
il diritto dell’Unione Europea (art. 19 del trattato in connessione con
l’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea), in
particolare con la garanzia del principio di inamovibilità dei giudici.

E’ utile ricordare che le corti polacche, inclusa la Suprema Corte, hanno
proposto rinvii pregiudiziali alla Corte di Giustizia volti a chiedere
l’esame della nuova legge sulla Suprema Corte e il Consiglio di Giustizia. I
rilievi formulati dai giudici polacchi non riguardano solo l’abbassamento
dell’età del pensionamento ma anche le nuove disposizioni in materia di
procedimento disciplinare che attribuiscono all’esecutivo un controllo pieno
sui giudici, privati di fondamentali garanzie processuali.

La gravità della situazione può essere compresa appieno se si considera che
gli stessi giudici che hanno investito la Corte di Giustizia sono ora
soggetti a procedimenti disciplinari e a varie forme di ritorsione
(soprattutto nei media, totalmente dipendenti dal partito di governo). La
stessa cosa accade ai giudici che hanno apertamente dichiarato il loro
impegno in difesa dello stato di diritto.

La prosecuzione delle cosiddette riforme “del sistema giudiziario”,
giudicate incostituzionali dalla maggior parte degli esperti in Polonia e in
Europa, devono essere energicamente e fermamente contrastate da tutte le
autorità e istituzioni europee, a livello politico e giuridico.

Non possiamo permettere ad alcun paese europeo di abbassare i propri
standard giuridici a un livello più basso di quello richiesto per i paesi
candidati all’ingresso nell’Unione.

 

 

 

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