[Area] Troppi innocenti mandati a giudizio

thorgiov thorgiov a libero.it
Lun 28 Gen 2019 17:37:50 CET


In effetti la statistica la fa da padrona, anche perchè il sistema è 
strutturato in modo da rendere conveniente proprio al P.M. di esercitare 
l'azione penale anzichè chiedere l'archiviazione. La richiesta di 
archiviazione va motivata, il decreto di citazione a giudizio e la 
richiesta di rinvio a giudizio no, e quindi richiedono sicuramente un 
minor dispendio di energia, anche perchè magari il capo di imputazione 
in alcune occasioni lo scrive la P.G. La richiesta di archiviazione 
porta con sè il rischio che il G.I.P. la rigetti e che il fascicolo 
torni indietro, e ogni P.M. sa benissimo che c'è sempre il rischio di 
essere sommerso dai fascicoli sopravvenuti, che la P.G. invia in gran 
numero, e questo rappresenta un grosso incentivo a liberarsi ad ogni 
costo di quelli già pendenti. Inoltre con la richiesta di archiviazione 
esiste il pericolo di esposti o denunce della persona offesa, che magari 
spera in un risarcimento del danno e, di fronte alle sue aspettative 
frustrate, reagisce facendo l'ospite in qualche trasmissione televisiva 
del c... dove incomincia a insinuare il sospetto che il P.M. sia un 
pavido, un incapace o peggio ancora un corrotto. Si tratta di accuse che 
di fronte ad una opinione pubblica credulona  fanno sempre breccia.

Al contrario, con l'esercizio della azione penale il P.M. si libera del 
fascicolo una volta per tutte, soddisfa in pieno la persona offesa ( e 
soprattutto il suo avvocato, che ha tutta la convenienza a che il 
processo si faccia, al pari del difensore dell'imputato, perchè non si 
vive di soli ideali ), accontenta i mezzi di informazione e il popolo 
sovrano e fa statistica molto facilmente. Certo, in udienza preliminare 
e nel dibattimento ci sarà comunque un rappresentante della pubblica 
accusa, che però il più delle volte sarà un magistrato diverso da quello 
che ha esercitato l'azione penale e che della indagine non conosce 
nulla. Anzi, il più delle volte sarà un magistrato onorario. Inoltre 
anche se il processo si concluderà con una assoluzione o una 
prescrizione il P.M. che ha esercitato l'azione penale non solo non ne 
risponderà sotto il profilo della valutazione di professionalità, ma 
probabilmente non ne verrà neppure a conoscenza. Perchè da noi, a 
differenza che in altri Paesi, conta il fatto di avere esercitato 
l'azione penale, non il suo risultato . Tutto ciò in effetti è 
scoraggiante, demotivante, ma anche molto comodo. Ora, il processo 
penale costruito dal rito accusatorio e dal principio costituzionale del 
giusto processo all'italiana è stato costruito proprio per non 
funzionare. Ciò che è stato fatto in fase di indagine non vale nulla in 
dibattimento, e bisogna ripetere tutto. Una autentica assurdità, che 
favorisce l'omertà e per tale motivo è molto gradito sia al potere 
politico che al cittadino , che, uniti dall'infimo livello culturale e 
morale, sono ben contenti di poter violare la legge con la sicurezza di 
non subire sanzioni di nessun tipo. A questo punto, riforme per 
l'efficienza del processo penale sono semplicemente impossibili, perchè 
non convenienti per il popolo  e per chi lo governa. Inutile lamentarsi 
di un simile, abnorme ( per altri Paesi, non per l'Italia ) stato di 
cose : sarebbe come prendersela con il deserto perchè è arido. L'unica 
salvezza sarebbe utilizzare in modo massiccio i criteri di priorità e la 
causa di non punibilità del fatto di lieve entità. Ma di questo i P.M. 
hanno paura, perchè potrebbe portare con sè l'idea che l'azione penale 
deve essere discrezionale e che le Procure debbono essere assoggettate 
al potere politico che detta esso stesso i criteri di priorità. Quindi 
anche i pochi strumenti a disposizione veramente efficaci non vengono 
utilizzati. Questa però è una tattica suicida a lungo termine, perchè 
porta a ingolfare la giustizia e ad inimicarsi sia le persone offese che 
gli imputati, che paradossalmente si coalizzano nel sostenere che la 
giustizia non funziona a causa dei magistrati. Bisognerebbe pensarci, 
prima  di avanzare di continuo, come al solito, lamentele in ordine ai 
carichi di lavoro ed ai numeri insostenibili.
FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 15/01/2015 19.41, carlocitterio ha scritto:

Il 28/01/2019 15:34, Claudio Castelli ha scritto:
>
> Dobbiamo riscontrare come in questi anni ci siamo fatti dominare dalla 
> tirannia dei tempi e dei numeri. È emblematico che tra le statistiche 
> che vengono estratte ordinariamente non siano ricompresi gli esiti dei 
> procedimenti: né il tasso di assoluzioni e condanne, né quello delle 
> impugnazioni, né quello degli esiti in sede di appello. Non vi sono 
> statistiche nazionali su questi aspetti e tutte le valutazioni di 
> performance degli uffici non le comprendono. Quella che si è affermata 
> è una cultura falsamente produttivistica che, pur reagendo 
> doverosamente ad un quadro precedente di ignoranza e indifferenza su 
> carichi e numeri, ha valorizzato unicamente il numero di rinvii a 
> giudizio o di citazioni dirette e la riduzione dei procedimenti 
> pendenti. Una cultura che va debellata, ma che è colpa di tutti noi e 
> non solo dei pubblici ministeri o delle procure.
>
> Quando sono arrivato a Brescia ho riscontrato questa situazione, 
> aggravata da notori problemi di insufficienza di organici e di loro 
> scopertura.
>
> Una prima risposta, del tutto insufficiente, è stata provata con la 
> discussione e l'approvazione di Linee guida distrettuali sui criteri 
> di priorità che non solo individuavano i reati da fissare con priorità 
> a livello convenzionale, ma individuavano una capacità indicativa 
> massima di definizione dibattimentale per ogni tribunale.
>
> Non si trattava di un tetto massimo invalicabile, ovviamente, ma della 
> consapevolezza da parte di tutti che un numero superiore di rinvio a 
> giudizio o di citazioni dirette avrebbe comportato notevoli problemi 
> per l'intero sistema.
>
> I risultati sinora non sono stati soddisfacenti. È pur vero che il 
> tasso di assoluzioni è calato (in un tribunale del distretto era 
> giunto all’epoca al 70%) anche se ancora molto diversificato nei vari 
> tribunali ( si va dal 33,42 % - con il 6,91 % di pronunce promiscue – 
> al 44,91 % e 6,8%), ma il numero di procedimenti che arriva alla fase 
> dibattimentale dei tribunali, pur diminuito, è ancora eccessivo e 
> supera in tre dei quattro tribunali del distretto quella capacità 
> indicativa di definizione che era stata individuata.
>
> Tanto che al tribunale di Brescia già oggi ci sono processi fissati 
> nel 2023 e  in quello di Bergamo nel 2021. Lontananza nella fissazione 
> che vuol dire un enorme danno per gli imputati che subiscono per anni 
> un carico pendente  e un effetto negativo sugli stessi esiti 
> processuali, anche perché è evidente che tutti i processi che si 
> fondano su prove dichiarative riportano danni spesso irreparabili a 
> causa del tempo trascorso.
>
> Non abbiamo bacchette magiche, ma due cose si possono fare subito.
>
> Da un lato imporre che questi dati, resi omogenei nelle rilevazioni, 
> vengono abitualmente estratti e resi noti a livello nazionale. In modo 
> tale che si possono conoscere e che su di essi si discuta e si apra un 
> positivo confronto fattivo.
>
> Dall'altro mettersi attorno a un tavolo e ragionare insieme, 
> coinvolgendo anche l'avvocatura, su quali rimedi e quali iniziative si 
> possano prendere per migliorare la qualità del nostro intervento.
>
> È quanto personalmente ho intenzione di fare riaprendo il tavolo sulle 
> Linee distrettuali, sia per verificarne l'attualità, sia per garantire 
> una migliore qualità del nostro intervento.
>
> Credo che a normativa invariata si possa fare molto.
>
> Claudio Castelli – CA Brescia
>
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