[Area] [Nuovarea] R: R: L'aumento di organico: una grande occasione

Luca Minniti luca.minniti a giustizia.it
Mer 6 Feb 2019 16:21:48 CET


Nel condividere le osservazioni di Antonello dall'esperienza del I grado io penso che la efficacia di un approccio complessivo ( e di una proposta che muove più leve ) come quello che molti di voi hanno proposto, dipenda principalmente dalla capacità di mettere le proposte in fila secondo un ordine di priorità che non vuol dire degradare il resto o rinviarlo sine die.

Ma individuare un percorso riformatore per step e remare tutti inquella direzione.

Altrimenti ognuno tira dalla propria parte e la barca non si muove.



La mia opinione è che la leva principale da cui muovere è la riforma del giudizio di appello proposta da Antonello. Proposta cui agganciare le altre, rafforzamento del I grado ecc. ecc...



L.M.







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Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Antonello Cosentino <antocosen a libero.it>
Inviato: mercoledì 6 febbraio 2019 13:44
A: Antonio Ardituro; 'Claudio Castelli'; 'area'
Cc: nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: [Nuovarea] R: R: [Area] L'aumento di organico: una grande occasione

Condivido le argomentazioni di Claudio e anche le riflessioni esposte da   Antonello su “Giustizia insieme”.
Il tema dell’aumento di organico richiede molta attenzione da parte di Area, non solo per le sue implicazioni organizzative, ma anche perché può/deve essere l’occasione per svolgere una riflessione più generale sulla struttura del processo e sulla capacità della magistratura di far fronte ai propri compiti.
Ha perfettamente ragione Antonello quando sottolinea che le corti di appello sono oggi l’imbuto del sistema e pone l’accento sulla necessità che una parte rilevante del nuovo organico venga loro assegnato.
Il punto però, a me pare, è che questo non deve farci perdere di vista che la giustizia che interessa davvero ai cittadini è quella che si fa in primo grado; il resto, estenuante ed estenuato, arriva sempre tardi rispetto alla vita.
Saldo allora il mio ragionamento con l’ affermazione di Claudio sulle corti di appello, che condivido in pieno: “il vero rimedio è intervenire sulle impugnazioni più che sulle Corti.”
Per risolvere il problema delle corti (di appello e di cassazione)  dovremmo ripensare a fondo il paradigma delle impugnazioni.
La mia modesta e personale opinione è che si dovrebbe abbandonare l’idea tradizionale dell’appello integralmente devolutivo e  costruire l’appello  come impugnazione a critica vincolata; ciò alleggerirebbe enormemente le corti di appello e, di riflesso, la Cassazione.
Inoltre, qualunque intervento volto a limitare  la ricorribilità per cassazione delle pronunce di merito (passaggio a mio avviso indispensabile per riportare la Cassazione in condizioni di operatività compatibili con la propria funzione) risulterebbe assai più praticabile (potendo essere  assai più leggero) se il giudizio di cassazione si collocasse a valle di un giudizio di appello  strutturato come revisione del primo giudizio.
Ma - e vengo al punto - per poter far passare  l’idea di rimodulare il giudizio di appello come revisione del primo giudizio è necessario che la generalità del ceto forense e accademico possa, a prescindere dalla vittoria/soccombenza nella singola vicenda, riconoscere soddisfacente l’esito del primo giudizio, sia dal punto di vista dell’accertamento dei fatti che dal punto di vista della correttezza della soluzione giuridica. Solo un giudizio di primo grado che i consociati generalmente percepiscano  come sostanzialmente “giusto” può consentire di confinare il sistema delle impugnazioni nell’area – ineliminabile ma, a quel punto,  residuale – della patologia.
Apriamo su questo un confronto aperto con l’avvocatura, valorizzando e rilanciando l’esperienza degli Osservatori sulla giustizia civile e stanando su questi temi anche le Camere penali.
Lavoriamo per alleanza trasversali con tutti quei pezzi di società italiana interessati  al funzionamento della  giustizia; solo collegandosi con il mondo esterno potremo  superare le resistenze al nuovo ed i riflessi auto conservativi che inevitabilmente scatteranno dentro la magistratura.
Usiamo allora l’occasione dell’aumento di organico per alleviare l’emergenza degli uffici di secondo grado; ma usiamola anche per aprire un grande dibattito nazionale sulla prospettiva di fondo della giustizia italiana, che a me pare debba essere quella di valorizzare il  giudizio di primo grado (in larga parte gestito, non dimentichiamocelo mai, da magistrati onorari),  investendo su quello personale,  risorse, cultura.
Antonello Cosentino

Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di Antonio Ardituro
Inviato: mercoledì 6 febbraio 2019 10:30
A: Claudio Castelli; area
Cc: nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: [Nuovarea] R: [Area] L'aumento di organico: una grande occasione

Ringraziando Claudio Castelli per aver rilanciato il tema, che si fa sempre più urgente, riporto il link al mio contributo pubblicato da “Giustizia insieme”.
Si tratta di considerazioni., le sue e le mie,  solo in parte convergenti che possono però aiutare a ragionare ed in ogni caso mettono in chiaro alcune delle più rilevanti questioni da affrontare.
Saluti,
Antonello Ardituro


Da: Giustizia Insieme [mailto:redazione a giustiziainsieme.it]
Inviato: giovedì 17 gennaio 2019 10:07
A: Area <area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>>; Mailinglist Anm <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com<mailto:mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>>; Nuovarea <nuovarea a nuovarea.it<mailto:nuovarea a nuovarea.it>>
Oggetto: [Mailinglist-anm] L’aumento della pianta organica


L’AUMENTO DELLA PIANTA ORGANICA DEI MAGISTRATI: UNA SFIDA CHE CHIAMA IN CAUSA L’INTERA MAGISTRATURA ED UN’OCCASIONE DA NON PERDERE. DI ANTONELLO ARDITURO

https://www.giustiziainsieme.it/it/il-magistrato/561-l-aumento-della-pianta-organica-dei-magistrati-una-sfida-che-chiama-in-causa-l-intera-magistratura-ed-un-occasione-da-non-perdere


Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Claudio Castelli
Inviato: mercoledì 6 febbraio 2019 09:54
A: area <area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>>
Oggetto: [Area] L'aumento di organico: una grande occasione


L’aumento di organico di 600 unità: una grande occasione.



L’aumento di organico di 600 unità dell’organico dei magistrati è un’occasione da non perdere. Stupisce la scarsa attenzione destinata anche tra di noi ad un aspetto chiave per il nostro lavoro e vanno raccolte le sollecitazioni di Antonello Ardituro. L’organico dei magistrati ed il suo dimensionamento va governato con grande cautela e attenzione perché aumentare in modo indiscriminato il numero di magistrati, come alcuni vorrebbero, porta unicamente alla dequalificazione (quanto avvenuto a avvocati e professori universitari dovrebbe insegnarci qualcosa). Inoltre aumentare i magistrati senza un adeguato supporto di personale e mezzi rischia di essere uno spreco e di non ottimizzare il nostro lavoro ed il nostro ruolo. Ma queste obiezioni sarebbero valide se si parlasse di un aumento molto più sostenuto delle 600 unità (+ 6 %) rispetto all’attuale quadro. Dobbiamo sempre ricordare che dai dati CEPEJ risulta che il rapporto tra giudici e popolazione è tra i più bassi in Europa. Come abbiamo un rapporto bassissima di addetti giudiziari rispetto alla popolazione. Un aumento contenuto di magistrati ed una copertura e aumento di organico del personale sono oggi necessari e possono servire non solo a mantenere un indice di definizione positiva, ma a aggredire quell’arretrato che oggi impedisce di fare un salto di qualità. Il problema su cui dobbiamo concentrarci è piuttosto discutere e arrivare a proposte su come distribuirli. Credo che sul terreno ci siano due problemi su cui ragionare.

Il primo è la proposta di superare l’attuale rigidità degli organici delineando una quota flessibile da indicare a livello distrettuale che possa servire non solo per coprire le scoperture fisiologiche (maternità, malattie), ma anche per far fronte a emergenze e flussi particolari di lavoro e per perseguire progetti di recupero dell’arretrato. So bene che l’esperienza dei magistrati distrettuali non è stata felice, ma proprio da questa esperienza dobbiamo imparare. Assicurare una permanenza minima congrua, adottare una procedura trasparente e garantita, indicare tassativamente le ragioni che debbono portare all’assegnazione, introdurre incentivi per i successivi trasferimenti (eventualmente consentendo anche una legittimazione inferiore), anche economici, potrebbero rendere appetibile un ruolo che sinora era andato deserto in molti distretti.

Superare la rigidità, almeno per una quota dell’aumento di organico, può consentire una migliore adattabilità delle nostre risorse alle esigenze del territorio. Un’ipotesi a mio avviso percorribile.

Il secondo problema riguarda i parametri con cui procedere alla distribuzione. Abbiamo anzitutto diversi bacini ciascuno con una relativa autonomia cui destinare l’aumento di organico: giudicanti e requirenti, primo e secondo grado (per la cassazione la quota è già fissata).

Potrebbe essere anche l’occasione per rivedere la totale irrazionalità di proporzioni tra Tribunali e Procure (il rapporto tra Sostituti di una procura e giudici di un tribunale oscilla tra i 1,50 di Nuoro ed i 3,83 di Crotone con una mediana  di 2,58), e tra primo e secondo grado.

Dobbiamo tenere conto che il secondo grado (oltre che la Cassazione) è oggi il vero punto debole del sistema, ma anche che occorre mantenere un equilibrio tra i diversi gradi e che il vero rimedio è intervenire sulle impugnazioni più che sulle Corti. E poi occorre decidere i parametri su cui intervenire nella distribuzione territoriale. Credo che i criteri adottati nella ridistribuzione del 2016 siano replicabili, in particolare dando rilievo, quanto al dato meramente giudiziario, ai flussi ed in particolare alle sopravvenienze. Riterrei del tutto errato e con effetti disincentivanti,basarsi o tenere conto delle pendenze. Vorrebbe semplicemente lanciare il messaggio che creare arretrato è utile e riperpetuare una politica lassista che ha già creato enormi danni in magistratura. Il problema dell’arretrato esiste e va affrontato di petto, ma questo può essere fatto o con un intervento straordinario (ad esempio utilizzando magistrati in pensione) o destinando a questo recupero in via temporanea parte della quota flessibile distrettuale sulla base di progetti con scansioni temporali precise debitamente monitorate.

Una discussione aperta che credo debba vederci protagonisti.

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