[Area] R: Re: R: Re: Populismo giudiziario e mito del sorteggio
mas.sen a tin.it
mas.sen a tin.it
Ven 14 Giu 2019 14:02:40 CEST
E perché allora la diretta radio dei processi disciplinari? Per simulare una trasparenza e una intransigenza che non abbiamo? Una foglia di fico?
La diretta radio serve come promemoria ai nostri rappresentanti perché ricordino che (solo) quel che dicono nelle riunioni ufficiali è lecito e quel che fanno fuori, negli alberghi, non lo è. Così ci rifletteranno meglio su. E piano piano si abitueranno.
Le pressioni. Bastano le pressioni esterne (tali sono anche quelle provenienti dalle rispettive correnti) per farci condizionare? E che giudici siamo, se basta così poco per perdere la nostra autonomia?
Ma poi ci ho ripensato. Vado leggendo che in fondo alla maggior parte di noi questo "sistema" piace, va bene, è utile. E allora perché cambiarlo? Se la maggioranza vuole così, così sia, ma alla luce del sole.
Massimo Sensale
----Messaggio originale----
Da: thorgiov a libero.it
Data: 14-giu-2019 12.52
A: "mas.sen a tin.it"<mas.sen a tin.it>, "Matteo Centini"<matteo.centini a giustizia.it>
Cc: "area a areaperta.it"<area a areaperta.it>
Ogg: Re: [Area] R: Re: Populismo giudiziario e mito del sorteggio
E a che cosa servirebbe trasmettere in diretta radio le sedute
della quinta commissione se poi le decisioni in tema di nomine
vengono prese altrove ? Non a caso ho fatto il paragone con la
situazione del Parlamento. Il rapporto con la politica è
necessario, perchè anche la politica nomina i suoi rappresentanti
nel CSM. Vedo però che mi debbo ripetere : non è sufficiente
chiedere ai nostri rappresentanti di smetterla, perchè quegli
stessi rappresentanti ricevono ogni giorno pressioni di tipo
opposto sulle nomine. Insomma, non è questione di buona volontà.
Qui bisogna cambiare radicalmente il sistema di permanenza dei
direttivi, nel senso che ho più volte auspicato. Ma quanti
magistrati saranno d'accordo su una simile proposta ?
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli
Nord )
Il 14/06/2019 12:18, mas.sen a tin.it ha
scritto:
Bene. Prendo atto. Credevo che i magistrati fossero diversi. Che
la illiceità delle nomine a pacchetti per spartizione tra le
correnti (esclusi i peones non iscritti e/o non raccomandati)
fosse facilmente percepibile per difformità palese dai criteri
codificati. Perché per un magistrato la capacità di cogliere la
differenza tra lecito e illecito è l'abbiccì, senza del quale
evidentemente fu sbagliata all'inizio la scelta di questa
professione. E pensavo che bastasse chiedere ai nostri
rappresentanti di smetterla, una buona volta, con simili "modalità
alternative". Pensavo che un magistrato al CSM non avesse tali
debiti di riconoscenza da dover consultare soggetti esterni per le
nomine che contano. Pensavo che il magistrato è soggetto solo alla
legge. Pensavo che la mia proposta di trasmettere in diretta radio
tutte le sedute della quinta commissione del CSM (come
inspiegabilmente avviene solo per la commissione disciplinare)
sarebbe stata accolta da un boato di acclamazione e di consenso.
Meno male che ho già 61 anni e 35+4 di contributi e la pensione
all'orizzonte come prossimo traguardo di carriera. Ma alle
prossime elezioni interne non voterò. A che pro?
Massimo Sensale
----Messaggio originale----
Da: thorgiov a libero.it
Data: 14-giu-2019 11.45
A: "mas.sen a tin.it"<mas.sen a tin.it>, "Matteo
Centini"<matteo.centini a giustizia.it>
Cc: "area a areaperta.it"<area a areaperta.it>
Ogg: Re: [Area] R: Re: Populismo giudiziario e mito del sorteggio
Purtroppo è proprio così : le correnti sono come i partiti. Si
comportano secondo le stesse logiche. Allo stesso modo, i
magistrati sono come gli altri italiani, solo più ammalati di
retorica. Sia chiaro : non sto dicendo che l'attuale sistema sia
lecito. Prendiamo l'esempio delle nomine. Vengono fatte sulla
base della fedeltà, e non delle capacità organizzative, che sono
qualcosa di diverso dalle capacità tecniche individuali. Una
stessa persona può essere un ottimo magistrato ma un pessimo
dirigente, perchè si tratta di ruoli diversi. Questo è
particolarmente evidente nel momento della prima conferma
all'incarico. In teoria esistono i programmi di gestione
dell'arretrato e delle sopravvenienze, che il più delle volte si
risolvono in un elenco di buone intenzioni, di cui notoriamente
è lastricata la via dell'inferno. Ora, almeno in sede di
conferma si dovrebbe verificare se le previsioni di quei
programmi sono state effettivamente rispettate. Ma se venisse
effettuata una verifica in tal senso, quanti direttivi
verrebbero confermati ? Quasi nessuno ! Si tratta, alla fine, di
una finzione. Si finge di voler rispettare determinati obiettivi
di produttività, e di solito lo si fa imponendo di scrivere un
determinato numero di sentenze, perchè è molto facile far
lavorare gli altri, soprattutto quando in passato non si è mai
fatto nulla. Si tratta di un gravissimo errore, perchè,
paradossalmente, aumentando il numero di sentenze aumentano
anche gli appetiti di quei ceti che campano sull'aumento delle
controversie. Mi viene in mente il periodo in cui entrò in
vigore la riforma introduttiva della figura del Giudice di Pace.
Inizialmente ci fu un significativo calo delle pendenze. Dopo
però si creò un abnorme mole di processi sopravvenuti, perchè
evidentemente si erano create delle aspettative, cosicchè, alla
fine, l'aumento della produttività si è rivelato un boomerang
per il servizio giustizia. Occorrerebbero, in realtà, dirigenti
in grado di comprendere i veri meccanismi di crescita del
contenzioso e quindi di trovare il modo di interrompere questi
circoli viziosi. Questi dirigenti, in magistratura, purtroppo
mancano, salvo rarissimi casi. Eppure la conferma ormai è
diventato un evento scontato, come è scontato il fatto che,
prima della scadenza degli otto anni, un nuovo posto viene
comunque trovato. E qui diventa necessario, per forza di cose,
l'appoggio della corrente. Perchè una volta ricoperto un
incarico di vertice, viene vissuta come uno smacco personale la
mancata conferma. Che senso ha lanciare continui lamenti contro
lo strapotere delle correnti, per poi rivolgersi a quelle stesse
correnti per ricoprire da qualche parte un posto direttivo ? Poi
magari, una volta ottenuto l'incarico, si impongono ai
magistrati dell'ufficio ritmi forsennati per lo smaltimento del
pregresso. E questa imposizione viene anche da persone che, alla
luce delle loro statistiche e quindi di un dato obiettivo,
facilmente verificabile, quando erano dei semplici peones
avevano un rendimento bassissimo.
Lo ribadisco : non si tratta di una situazione senza rimedio.
Il rimedio esiste, e l'ho già indicato, anche se è un rimedio
radicale. Nessuno lo vuole adottare, innanzitutto tra i
magistrati, perchè tutti ( o quasi ) hanno la speranza di
beneficiare dell'attuale sistema. Perchè l'attuale sistema, al
di là delle tante ipocrisie, conviene a tanti. E allora meglio
insistere sul sorteggio, che è lo stesso che dire : tutto deve
cambiare, affinchè alla fine tutto resti come prima.
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di
Napoli Nord )
Il 14/06/2019 11:01, mas.sen a tin.it ha scritto:
Dunque le correnti come i partiti? Dunque è normale e lecito che
le nomine dei posti che contano siano fatte a pacchetti e (non
per merito, ma) per designazione della corrente e con
distribuzione proporzionale? A tacere delle regalie e dei
dossieraggi "contro"? E' questa la sbandierata indipendenza
della magistratura? E a me, che non sono mai stato iscritto ad
alcuna corrente (da 35 anni) chi mi rappresenta? In quale
pacchetto, in quale spartizione potrò mai rientrare? A questo
punto, per coerenza, toglietemi anche il diritto di elettorato
attivo. Perché dovrei votare per il CSM?
Massimo Sensale
Corte d'appello di Napoli
----Messaggio originale----
Da: thorgiov a libero.it
Data: 14-giu-2019 10.29
A: "Matteo Centini"<matteo.centini a giustizia.it>,
"mas.sen a tin.it"<mas.sen a tin.it>
Cc: "area a areaperta.it"<area a areaperta.it>
Ogg: Re: [Area] R: Re: Populismo giudiziario e mito del
sorteggio
Vorrei fare un parallelo : vi risulta che le leggi le decide
effettivamente il Parlamento ? In realtà deputati e senatori
il più delle volte non sanno neppure che cosa vanno a votare,
e si limitano a seguire le indicazioni dei capigruppo, che a
loro volta recepiscono le direttive delle segreterie dei
partiti. I veri centri decisionali sono altrove. Ora, anche i
componenti togati del CSM sono al loro posto perchè li ha
scelti la corrente, quando ha deciso di candidarli. A loro
volta i componenti laici del CSM devono rispondere al partito
politico che li ha scelti. Ma se anche in questo caso i veri
centri decisionali non si trovano a Palazzo dei Marescialli, è
ovvio che sono altri i luoghi in cui si fanno le scelte che
contano. Palamara ha partecipato alla famosa riunione di cui
si discute, al pari di Cosimo Ferri, non in quanto componente
del CSM, visto che ricopriva tale carica nell'ultima
consiliatura e non in quella attuale, ma in quanto esponente
di punta della sua corrente. A me sembra che tutti quanti
stiate scoprendo l'acqua calda ! Il sorteggio, poi, rischia di
diventare l'ennesimo alibi per non cambiare nulla. I
componenti del CSM debbono per forza di cose essere eletti,
perchè così è previsto dalla Costituzione. Certo, potrebbe
essere una elezione di secondo grado, dopo un primo sorteggio.
Ma a quel punto a che scopo candidarsi, se poi comunque
occorre l'appoggio della corrente per essere eletti ? Io
ribadisco la mia proposta. La soluzione deve essere radicale.
Bisogna incidere sulle carriere, nel senso che bisogna
proprio evitare che queste esistano. Occcorre introdurre la
temporaneità assoluta delle funzioni direttive e semidirettive
e l'acquisizione del parere dei componenti dell'ufficio almeno
nel momento della conferma. Perchè oggi le correnti hanno un
peso decisivo sulle carriere. Bisogna dunque togliere loro
l'acqua in cui nuotano. Altrimenti tutto diventa vuota
retorica.
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di
Napoli Nord )
Il 13/06/2019 12:55, Matteo Centini
ha scritto:
Beh un remotizzazione pure dalle stanze di un albergo romano
non sarebbe male...
Inviato da iPhone
Il giorno 13 giu 2019, alle ore 12:48, "mas.sen a tin.it"
<mas.sen a tin.it>
ha scritto:
Io introdurrei la trasmissione radio in diretta e
obbligatoria da parte di RadioRadicale o chi per essa di
tutte le sedute (ufficiali) in cui si discute dei posti
direttivi. Noi peones (mai iscritti ad alcuna corrente)
vogliamo sentire che cosa si dicono in quelle sedute i
componenti del CSM. Perché la Commissione disciplinare si
e la Commissione incarichi direttivi no?
Massimo Sensale
Corte d'appello di Napoli
----Messaggio originale----
Da: thorgiov a libero.it
Data: 11-giu-2019 23.21
A: <area a areaperta.it>
Ogg: Re: [Area] Populismo giudiziario e mito del sorteggio
Io insisto su un punto : le correnti sono troppo ben
organizzate e strutturate, per cui anche il sorteggio
avrebbe un effetto limitato. Inoltre, almeno
personalmente, non credo che la sorte sia un buon
sistema di selezione. Rimango dell'opinione che occorra
invece incidere a monte sul carrierismo, introducendo il
parere dei componenti dell'ufficio almeno in occasione
della conferma dei dirigenti nonchè la temporaneità
assoluta della funzioni di vertice. Perchè oggi tutto il
potere delle correnti dipende proprio dalla possibilità
di incidere in modo significativo sulla carriera dei
magistrati. Togliamo loro questo potere, e sarà
eliminata la causa di tante degenerazioni.
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale
di Napoli Nord )
Il 11/06/2019 19:08, Andrea
Reale ha scritto:
A taluno sembra opinabile il metodo del “sorteggio dei
migliori”.
Certamente
esso recide alla base la possibilità che giungano
al Consiglio Superiore magistrati succubi delle
indicazioni delle segreterie delle correnti ,
queste ultime capaci di decidere anche il
momento dei bisogni fisiologici dei componenti
togati, al fine di modificare le maggioranze
necessarie per nominare i direttivi (copyright: A.
Robledo).
Davvero trovo
inaccettabile, in un momento come questo, che
l'ex procuratore di Milano, rimasto del tutto
silente davanti alle gravissime accuse rivoltegli
dal dott. Iacona nella puntata del suo Programma
"palazzi di Ingiustizia" del gennaio scorso , che
ipotizzavano forti legami con il potere politico
idonei ad incidere sulla obbligatorietà della
azione penale in certe vicende giudiziarie
milanesi, si cimenti nel tentativo di ostacolare
l'unico metodo, che sembra ormai irreversibile,
per recuperare la credibilità perduta del CSM a
causa del correntismo.
Andrea Reale
On Monday, June 10, 2019, 8:27:53 PM UTC,
<ed.brutiliberati a gmail.com> wrote:
-->
In
allegato e di seguito lo schema
dell’intervento che ho svolto l’8 giugno
al 2° Congresso di AreaDG
Edmondo
Bruti Liberati
Allego
anche in PDF l’articolo del prof. Ainis
cui faccio riferimento
DE TE FABULA
NARRATUR Orazio, Satire, I, 1, 69-70
Edmondo Bruti
Liberati
Schema
dell’intervento svolto al 2° Congresso
Nazionale di Area Democratica per la
Giustizia- Roma 8 giugno 2019 nella
tavola rotonda La giustizia e la crisi
della democrazia rappresentativa
1.Alcuni caratteri
del populismo.
Democrazia diretta
(Nadia Urbinati)
Negazione di
qualsiasi legittimità ai corpi intermedi
e incensamento della democrazia diretta
(Ilvo Diamanti, Marc Lazar).
Svalutazione delle
istituzioni di controllo, dei meccanismi
di bilanciamento dei poteri.
Fastidio per
l’intervento della magistratura quale
limite all’esercizio del potere, ma con
atteggiamenti ambivalenti. In Italia il
“Capitano” Salvini attacca i giudici che
emettono provvedimenti sgraditi e li
invita “a presentarsi alla elezioni”. In
Brasile Bolsonaro esalta l’operazione
anticorruzione “Lava Jato” e nomina
ministro della Giustizia il magistrato
Sergio Moro, che si richiama
esplicitamente a Mani Pulite e Di
Pietro.
Antielitismo come
elemento fondante della ideologia
populista, fondata sul culto del capo
(Ilvo Diamanti, Marc Lazar).
Populismo penale.
Crociata contro la criminalità pretesa
dilagante e la corruzione, con
aggravamenti trucolenti delle pene e
affievolimento delle garanzie.
2. Il populismo
giudiziario.
Il
populista che è in noi magistrati.
“Esibiziomismo,
supponenza e settarismo di taluni
magistrati, in particolare Pm”
“Protagonismo nel
dibattito pubblico diretto a promuovere
consenso alle loro inchieste e
soprattutto alle loro persone” (
Ferrajoli 2012)
“La vicenda di
Mani pulite ci insegna anche che una
cosa è l’apprezzamento della opinione
pubblica per la azione dei magistrati
e altro è il tifo da stadio o il
sostegno acritico, che alla giustizia
fa ancora più male, se possibile,
degli attacchi denigratori e
delegittimanti. Il
“protagonismo” improprio di taluni
magistrati è la parte negativa della
eredità di Mani pulite. Dal
“protagonismo (necessitato) della
magistratura” sulla corruzione si è
passati al “protagonismo (improprio) di
taluni magistrati “, in particolare Pm.
(E. Bruti Liberati 2018)
Spirito di crociata
contro la criminalità e la corruzione.
Magistratura cavaliere bianco, angelo
vendicatore, unica istituzione sana.
Tutto è corruzione.
A fin di bene,
s’intende, si mettono in tensione le
garanzie processuali in paradossale
egualitarismo verso il basso che
assicura ai soggetti forti lo stesso
trattamento fino ai ieri riservato ai
deboli.
Intento moralizzatore
della politica e dell’amministrazione,
che investe sotto il profilo
dell’indagine penale il terreno della
discrezionalità politico ammnistrativa.
“Derive di controllo
panpenalistico sulle prassi politiche “
(C.Visconti 2016)
“Il problema è lo
svuotamento della politica da cui può
derivare la tentazione fallace di una
sua compensazione giudiziaria” (G.
Preterossi, 2016)
“ La riduzione dei
problemi di accountability alla sola
dimensione penalistica produce effetti
distorsivi[…] In una sorta di circolo
vizioso , il deficit di etica e di
accountability produce un eccesso di
penale, che ponendosi come unico
criterio di responsabilizzazione tende
ulteriormente a ridurre lo spazio
proprio di autonomo giudizio etico e/o
politico” (D.Pulitanò 2013)
La ostilità verso le
élites e il procedimento di formazione
delle élites .
3. Il mito del
sorteggio
La ostilità verso le
élites e il procedimento di formazione
delle élites ha prodotto il sostegno
alla proposta di sorteggio dei
componenti del Csm e financo la proposta
di sorteggio dei dirigenti degli uffici.
Napoleone diceva che
tutti i soldati di Francia hanno nello
zaino il bastone di Maresciallo, ma poi
i Marescialli li selezionava con cura e
ciascuno lo destinava, non per sorte, al
compito per cui appariva più idoneo. Uno
vale uno. Chiunque può essere Ministro
dei Trasporti: tutti abbiamo preso
almeno una volta un tram, un treno, un
nave o un aereo.
Ma oggi il sorteggio
viene da più parti proposto, con diverse
varianti, come metodo per la selezione
dei componenti togati del Csm. L’idea
non è nuova.
Nel 1971
viene presentata dall'on.Almirante, nel
quadro di un'aspra campagna dell'Msi
contro il Consiglio in carica, una
proposta di legge costituzionale (Camera
n.3568, V Legislatura) che, muovendo
dalla critica della politicizzazione del
Csm, ne propone una composizione che,
contemporaneamente, accentua il
carattere corporativo, con la riduzione
dei membri eletti dal Parlamento e ne
riduce la rappresentatività. Nella
relazione infatti si sottolinea la
opportunità di introdurre nel Csm
"magistrati di nomina non elettiva"
prospettandosi come "soluzione più
valida quella del sorteggio tra alcune
categorie di magistrati".
Sulla
proposta dell’on. Almirante il Csm si
esprime in modo totalmente negativo con
il parere del 30 maggio 1972 che
costituisce l'occasione per la
riaffermazione del principio di
elettività. Quanto alla riduzione del
numero dei membri laici si segnala il
rischio di trasformazione in un "organo
di casta" e si ribadisce la necessità di
una "saldatura tra le esigenze proprie
dell'amministrazione della giustizia e
la sentita aspirazione ad evitare che la
magistratura operi come un corpo
chiuso, al di fuori di un effettivo
controllo esterno". Ma i lavori
parlamentari si interrompono per lo
scioglimento anticipato delle Camere, e
la proposta non ha seguito. Rimane da
sottolineare la consapevolezza
istituzionale dell’on. Almirante, che
ritiene imprescindibile la modifica
costituzionale.
Da ultimo
il tema del sorteggio è stato rilanciato
su Repubblica (8 giugno 2019 p.33) dal
professor Michele Ainis.
Il titolo sembra
perentorio “ Il sorteggio dei
migliori” , ma l’articolo va letto
per intero e con attenzione non solo per
l’autorevolezza dell’autore, ma
soprattutto perché il finale riserva un
colpo di scena, che vanifica il titolo.
Dunque sorteggio dei 16 togati
componenti togati, ma “Ovviamente
con taluni accorgimenti, con un
sorteggio, per cosi dire, ‘pilotato’”.
Prosegue il prof.
Ainis “Insomma. La platea dei
giudici ben si presta all’uso del
sorteggio: è una comunità di pari,
nessuno può sentirsi scavalcato.
Quanto alle modalità operative, per
una volta potremmo prendere ad esempio
l’università. Dove una legge del 2008
ha debellato Concorsopoli, stabilendo
l’estrazione a sorte dei commissari di
concorso. A due condizioni, tuttavia:
che i professori presentino la propria
condidatura; e che i candidati
superino una “mediana”, per misurare
la bontà dei loro titoli. Questo
modello, tradotto per i giudici,
renderebbe sorteggiabili solo quanti
si distinguono per laboriosità, o
magari per l’indice di decisioni
confermate in appello. Il sorteggio
dei migliori” .
Due osservazioni.
a.”Nessuno può
sentirsi scavalcato”. Una
sorprendente concessione al
corporativismo. La selezione di chi deve
comporre l’organo di governo autonomo
della magistratura avrebbe come criterio
di fondo quello di non scontentare
nessuno
b. Università.”
Dove una legge del 2008 ha debellato
Concorsopoli, stabilendo l’estrazione
a sorte dei commissari di concorso”.
Forse è un accenno ironico visto che le
cronache dell’ultimo decennio non ci
hanno fatto mancare episodi di “cordate”
e di nepotismo.
Una conclusione.
Il “sorteggio dei
migliori”. Più che opinabili i due
criteri che dovrebbero servire per
selezionare i migliori. Ma soprattutto:
chi seleziona i “migliori”. Una sorta
di navigator? Scelti a loro
volta con sorteggio “non pilotato” o
eletti e da chi e con quale sistema?
Ecco perché era
essenziale non fermarsi al titolo.
L’articolo del prof. Ainis in realtà
fornisce i migliori argomenti contrari
al sorteggio.
Ma se si
volesse andare a fondo perché non
proporre di applicare il metodo del
sorteggio, con il lancio dei dadi, per
la decisione delle controversie, secondo
l’illustre precedente dell’anziano
giudice Bridoye nel Tiers Livre
del Pantagruel di
Rabelais?(Vedi B. Cavallone, “Comme
vous autres, messieurs”.(François
Rabelais teorico del processo e del
giudizio), in Rivista di
diritto processuale, anno LXII (
Seconda serie), n.2, marzo.aprile 2008
p. 433 ss)
4.De te fabula
narratur
Il monito del poeta
non può essere ignorato neppure da
quella parte più avvertita della
magistratura che non cede alle sirene
del populismo giudiziario.
Cito ancora da
Ferrajoli 2012
-consapevolezza del
carattere sempre relativo della verità
processuale
- rispetto dovuto a
tutte le parti in causa, vittime e
imputati, pur se mafiosi, terroristi o
corrotti.(Al riguardo si veda la
circolare del Procuratore di Napoli
Melillo sulle direttive per evitare le
fotografie degli arrestati)
- costume del dubbio,
prudenza nel giudizio
Ed ancora il costume
di sobrietà e riservatezza, che è ancor
più essenziale quando dalla maggioranza
di governo si contesta il fondamento
della indipendenza della magistratura.
Al riguardo una vera e propria “lezione”
ci è stata impartita stamane
nell’intervento della magistrata in
tirocinio Valeria Motta. Il magistrato è
un cittadino a tutto tondo con le sue
idee ed ha il diritto di esprimerle,
senza il rischio di censure
disciplinari; ma vi sono dei limiti di
sobrietà e di misura. E deve prestare
particolare attenzione alle
frequentazioni. Non è questione di
apparenza di imparzialità, ma di
sostanza. Il Codice deontologico
dell’Anm è più che mai attuale.
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