[Area] L'iniziativa della Camera Penale di Milano
thorgiov
thorgiov a libero.it
Gio 30 Gen 2020 18:33:24 CET
Perchè mai "sorprende" la decisione dell'avvocatura, non solo quella di
Milano, di reagire alle dichiarazioni di Davigo ? Qui non si tratta di
astratte posizioni ideologiche. Qui è questione di pagnotta ! Spesso
sento dire che il processo penale non funziona. Ebbene, si tratta di una
affermazione falsa. Il processo penale assolve benissimo a quella che è
la sua vera funzione : assicurare la impunità dell'imputato. Per questo
motivo il codice Rocco è stato sostituito con il codice Vassalli, vale a
dire con il rito accusatorio alla italiana, che è un modello di
irrazionalità. Mi sembra ovvio che l'avvocatura ha interesse a che il
processo finisca sempre o quasi sempre con l'assoluzione o al limite con
la dichiarazione di prescrizione, perchè se così non fosse perderebbe i
clienti e non riuscirebbe a campare. In questo, in sè per sè, non c'è
nulla di male, perchè alla fine il cliente non vuole giustizia, ma vuole
farla franca. O meglio, quando è imputato vuole farla franca a tutti i
costi, mentre quando è persona offesa vuole il risarcimento tramite la
costituzione di parte civile. Questa è una schizofrenia tutta italiana :
garantismo e giustizialismo convivono nell'opinione pubblica, spesso
nella stessa persona, e prevale l'uno o l'altro a seconda di chi è
l'imputato. Pensiamo a Salvini, ma non solo a lui : auspica tutti i
giorni la certezza della pena, invocando sanzioni draconiane, perchè per
lui la sicurezza, almeno a parole, viene prima di tutto. Però poi tuona
contro il giustizialismo quando vede che la prescrizione viene bloccata.
Davigo ha un torto gravissimo, di fronte alla magistratura progressista
: quello di sapere comunicare. O meglio, di parlare sempre con chiarezza
e con un linguaggio comprensibile, a differenza dei comunicati di Area.
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
Il 30/01/2020 17:21, Guglielmi Mariarosaria ha scritto:
>
> *Da:*Guglielmi Mariarosaria [mailto:mariarosaria.guglielmi a giustizia.it]
> *Inviato:* giovedì 30 gennaio 2020 17:20
> *A:* 'mailinglist-anm a associazionemagistrati.com'
> *Oggetto:* L'iniziativa della Camera Penale di Milano
>
> Magistrati e avvocati: dialogare non è un /optional /ma un “dovere”.
>
> Nel confronto paziente e costante si realizza una comune assunzione di
> responsabilità verso la collettività rispetto alle carenze e alle
> disfunzioni della Giustizia che purtroppo da tempo riscontriamo.
>
> Il dialogo è, oggi, un percorso obbligato contro i rischi della
> deriva populista, per costruire un argine a difesa del nostro sistema
> di diritti e di garanzie.
>
> E’ il metodo della democrazia, il riconoscimento della reciproca
> legittimazione ad essere interlocutori credibili sui temi della
> giurisdizione e non può essere relegato ad un “fatto” di sensibilità
> culturale o di maggiore apertura di alcuni settori della magistratura
> e dell’avvocatura.
>
> Il dialogo ed il confronto sono ciò che strutturalmente richiede il
> nostro ruolo.
>
> Ecco perché sorprende e preoccupa la decisione dell’avvocatura di
> reagire alle esternazioni del Cons. Davigo sul processo e sulle
> garanzie, espressamente definite “posizioni ideologiche”, non con
> argomenti e contenuti, ma invocando improponibili reazioni sul piano
> istituzionale e disciplinare.
>
> Ci auguriamo che questa posizione da contrapposizione “strutturale”
> inaugurata dalla Camera Penale di Milano resti isolata nell’avvocatura.
>
> Per quanto ci riguarda difenderemo sempre il diritto di ognuno di
> esprimere liberamente il proprio pensiero, anche quando non lo
> condividiamo.
>
> Ci auguriamo però che la magistratura sia consapevole di quanto la
> deriva neocorporativa e populista rischi di rafforzare questa linea di
> non-dialogo.
>
> Prima ancora dell’avvocatura, dovrebbe essere infatti la magistratura
> ad evitare che nell’opinione pubblica si consolidi la visione di
> “alcuni” sulle garanzie, su processo penale e pena, sul ruolo stesso
> dell’intervento giudiziario come fosse il “vero punto di vista” o “il
> punto di vista di tutti”.
>
> Il pluralismo culturale che rivendichiamo serve anche a questo: ad
> immettere nel dibattito pubblico una visione delle garanzie
> processuali e della difesa diversa da quella che tende a banalizzarne
> il valore e che rischia di delegittimarne la funzione; la
> consapevolezza dei limiti del nostro ruolo contro l’immagine del
> magistrato unico ed infallibile portatore della verità e del bene;
> l’attenzione ad un linguaggio corretto; la capacità di autocritica
> rispetto alle pretese di autarchia, alle chiusure corporative e a
> tutti i rischi del populismo giudiziario.
>
> L’arrendevolezza che da tempo caratterizza le posizioni della
> magistratura progressista rispetto a posizioni assunte e rappresentate
> nel dibattito pubblico e nel confronto con l’avvocatura in nome di
> tutta la magistratura da chi ha ruoli rappresentativi o istituzionali,
> e che avrebbero richiesto un’esplicita e netta correzione di rotta,
> non rappresenta solo un ostacolo sul percorso del dialogo. A lungo
> andare, da strategia comunicativa o elettorale rischia di trasformarsi
> in vera subalternità culturale. L’indulgenza verso chi sa /ben/
> comunicare non deve distrarci dai contenuti di ciò che si comunica.
>
> Mariarosaria Guglielmi
>
> Segretaria generale di Magistratura Democratica
>
>
> _______________________________________________
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