[Area] Ai tempi del Covid 19

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Ven 24 Apr 2020 12:19:54 CEST


Per quel pò che vale, sono molto d'accordo. Grazie!

Annamaria Casadonte


> Il 24 aprile 2020 alle 12.00 Claudio Castelli <claudio.castelli a giustizia.it> ha scritto:
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>     Diversi colleghi hanno posto un problema reale: se  non cogliamo oggi le possibilità che ci sono date per la celebrazione delle udienze da remoto, perdiamo una grande occasione.
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>     Questa, a mio avviso, è solo una parte di un problema molto più grande e drammatico. Dopo l’emergenza sanitaria avremo un’emergenza economica e sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti. Si pone per tutti, anche per noi, un problema di ricostruzione del paese. Dobbiamo decidere se essere parte della soluzione o essere parte del problema.
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>     Se cercare di svolgere quel ruolo di (parte della) classe dirigente che fa parte della nostra professione, o avere un atteggiamento difensivo che cerca di evitare responsabilità e illuderci di rimanere estranei ai cambiamenti che subisce il contesto generale.
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>     O avremo la capacità di ripensare alla giustizia facendo un salto di qualità o saremo travolti. E, piaccia o no, le tecnologie sono uno dei pochi strumenti che possono farci fare questo salto di qualità. Il problema non è di affidarsi alle tecnologie in modo fideistico, ma di cogliere quello che possono darci e di farle rispondere alle nostre esigenze. Dobbiamo decidere se governarle o subirle. E solo governandole (ed allora dovremo sporcarci le mani) avremo risultati ed un prodotto fruibile e disponibile.
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>     Le discussioni sull’udienza telematica sono in questo quadro davvero poca cosa, anche perché credo che alcuni non colgano che l’udienza da remoto è un’opportunità in più che viene data, non necessariamente sostitutiva, ma aggiuntiva, che addirittura in non pochi casi può consentire di arricchire un contraddittorio altrimenti inesistente o puramente formale (penso all’interrogatorio di garanzia del GIP titolare quando la persona sottoposta a misura cautelare venga arrestato in altro territorio o alla lontananza di imputato e/o difensore, che altrimenti rinuncerebbero a comparire o si farebbero sostituire).
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>     Ma queste discussioni sono anche sintomo di una forte arretratezza culturale che tutti ci portiamo dietro. È facile oggi accusare il Ministero per indubbi ritardi che ci sono stati e ci sono. Ma non possiamo far finta di ignorare che noi per primi (non tutti, ma la grande maggioranza) non abbiamo mai coltivato l’innovazione ed anzi spesso abbiamo vissuto con fastidio o abbiamo osteggiato nuove idee e nuovi programmi.
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>     L’arretratezza tecnologica esistente è anche figlia di questa arretratezza culturale e vedo con piacere che quest’emergenza può darci piena consapevolezza di ciò e farci mutare orientamento.
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>     È il momento di pensare in grande, di rivedere vecchi concetti e gabbie in cui un po’ tutti ci rintaniamo, disegnando la giustizia del futuro. Questa esperienza drammatica può diventare un prezioso volano di innovazione.
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>     Sfruttiamola appieno e non illudiamoci che la fase 3 sia un semplice ritorno alla vita pre epidemia.
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>     Sarà radicalmente diversa, e può essere anche migliore.
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>                                                                                                   Claudio Castelli
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