[Area] R: Ai tempi del Covid 19

riccardo arena radiocarcere a gmail.com
Ven 24 Apr 2020 18:40:27 CEST


Ieri a RadioCarcere col prof Padovani e con il Cons. Albamonte abbiamo dialogato proprio su questi temi. Ecco il link per riascoltare la puntata: https://www.radioradicale.it/scheda/604027

Inviato da iPhone

> Il giorno 24 apr 2020, alle ore 18:15, Mariano SCIACCA <mariano.sciacca a giustizia.it> ha scritto:
> 
> Da ospite intervengo in punta di piedi.
> 
> Condivido – come lui sa - Claudio e la sua sollecitazione.
> 
> Ci si chiede di ricostruire e di guardare avanti non con gli occhi della paura, ma con quelli della speranza di chi ha il dovere di essere Istituzione, oltre che cittadino di questo mondo.
> 
> Guardare avanti – e nella mia vita professionale, nel bene e nel male, ci ho provato – vuol dire immaginare il futuro possibile, forti delle esperienze passate (e delle sue mancanze, oltre che dei suoi traguardi), forti davanti alle paure dell’incerto, consapevoli degli oneri che ne seguono.
> 
> Vuol dire anche sapere immaginare e volere un progetto che sappia anche confrontarsi con il Potere in ogni sua espressione e manifestazione.
> 
> Dicendo anche pane al pane e vino al vino.
> 
> Solo così saremo credibile veicolo di innovazione ed eviteremo crisi di rigetto e malpancismi.
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> Dovremo gestire insieme un percorso doloroso  nel quale tenere insieme innovazione responsabile e consapevolezza dei divari culturali, territoriali e umani.
> 
> Dovremo anche evitare – richiamando un’espressione a me cara che tanti equivoci ha creato nel mio rapporto associativo con la cd. magistratura “progressista” – di “metterci la pezza”.
> 
> Lo dico senza ombra di polemica, ma con il senso doveroso di costruzione che l’Oggi drammatico ci richiede e il futuro prossimo ci imporrà, volenti o nolenti che saremo.
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> Su questo percorso - irto di pericoli e ricco di sfide - solo gli uomini provvisti di “decenza” per dirla con Camus – si possono e devono incontrare.
> 
> Senza Unti dal Signore, depositari di Verità e senza accondiscendere ad egoismi corporativi.
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> Iniziamo e vediamo.
> 
> Un abbraccio, Mariano Sciacca
> 
> Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Claudio Castelli
> Inviato: venerdì 24 aprile 2020 12:01
> A: area a areaperta.it
> Oggetto: [Area] Ai tempi del Covid 19
>  
> 
> Diversi colleghi hanno posto un problema reale: se  non cogliamo oggi le possibilità che ci sono date per la celebrazione delle udienze da remoto, perdiamo una grande occasione.
> 
> Questa, a mio avviso, è solo una parte di un problema molto più grande e drammatico. Dopo l’emergenza sanitaria avremo un’emergenza economica e sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti. Si pone per tutti, anche per noi, un problema di ricostruzione del paese. Dobbiamo decidere se essere parte della soluzione o essere parte del problema.
> 
> Se cercare di svolgere quel ruolo di (parte della) classe dirigente che fa parte della nostra professione, o avere un atteggiamento difensivo che cerca di evitare responsabilità e illuderci di rimanere estranei ai cambiamenti che subisce il contesto generale.
> 
> O avremo la capacità di ripensare alla giustizia facendo un salto di qualità o saremo travolti. E, piaccia o no, le tecnologie sono uno dei pochi strumenti che possono farci fare questo salto di qualità. Il problema non è di affidarsi alle tecnologie in modo fideistico, ma di cogliere quello che possono darci e di farle rispondere alle nostre esigenze. Dobbiamo decidere se governarle o subirle. E solo governandole (ed allora dovremo sporcarci le mani) avremo risultati ed un prodotto fruibile e disponibile.
> 
> Le discussioni sull’udienza telematica sono in questo quadro davvero poca cosa, anche perché credo che alcuni non colgano che l’udienza da remoto è un’opportunità in più che viene data, non necessariamente sostitutiva, ma aggiuntiva, che addirittura in non pochi casi può consentire di arricchire un contraddittorio altrimenti inesistente o puramente formale (penso all’interrogatorio di garanzia del GIP titolare quando la persona sottoposta a misura cautelare venga arrestato in altro territorio o alla lontananza di imputato e/o difensore, che altrimenti rinuncerebbero a comparire o si farebbero sostituire).
> 
> Ma queste discussioni sono anche sintomo di una forte arretratezza culturale che tutti ci portiamo dietro. È facile oggi accusare il Ministero per indubbi ritardi che ci sono stati e ci sono. Ma non possiamo far finta di ignorare che noi per primi (non tutti, ma la grande maggioranza) non abbiamo mai coltivato l’innovazione ed anzi spesso abbiamo vissuto con fastidio o abbiamo osteggiato nuove idee e nuovi programmi.
> 
> L’arretratezza tecnologica esistente è anche figlia di questa arretratezza culturale e vedo con piacere che quest’emergenza può darci piena consapevolezza di ciò e farci mutare orientamento.
> 
> È il momento di pensare in grande, di rivedere vecchi concetti e gabbie in cui un po’ tutti ci rintaniamo, disegnando la giustizia del futuro. Questa esperienza drammatica può diventare un prezioso volano di innovazione.
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> Sfruttiamola appieno e non illudiamoci che la fase 3 sia un semplice ritorno alla vita pre epidemia.
> 
> Sarà radicalmente diversa, e può essere anche migliore.
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>                                                                                               Claudio Castelli
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