[Area] Magistratura Democratica e la riforma del sistema elettorale per il Consiglio Superiore della Magistratura
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Ven 22 Ott 2021 11:29:41 CEST
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2. Alcune proposte sul tappeto che non condividiamo
La disaffezione e la sana frustrazione, generatesi in esito
all'annichilimento del dibattito associativo e allo svilimento della sua
funzione, ha indotto alcuni a proporre il sorteggio come estremo rimedio
alla ritenuta incapacità dei gruppi associati di rigenerarsi.
Comprendiamo le ragioni di questo forte dissenso, ma non condividiamo il
rimedio proposto; esso - oltre a porsi in frizione con il dettato
costituzionale - rappresenta una dichiarazione di resa di una parte
della magistratura che giudica l'intero corpo giudiziario incapace di
selezionare, e quindi gestire, in modo sano e funzionale, il governo
autonomo e preferisce, per ciò, affidarsi alla sorte.
Altri gruppi hanno proposto diverse forme di sistemi elettorali di
impronta maggioritaria; si tratta di un metodo che rischia di svilire la
possibilità che il Consiglio rappresenti le plurali sensibilità della
magistratura, negandone la loro più ampia rappresentanza, in funzione di
una migliore "governabilità" delle scelte. Quest'ultima, tuttavia, è
estranea alla funzione consiliare che non si regge su un approvato e
generico programma di governo, quanto piuttosto su scelte contingenti,
fondate su maggioranze variabili: il Consiglio, a differenza del
Parlamento, non ha bisogno di esprimere una maggioranza stabile; per
contro, la ricerca di governabilità può stimolare e generare stabili
accordi, sia in fase elettorale, sia nella successiva gestione del
governo autonomo, che rischiano di riproporre proprio quelle dinamiche
di potere che stanno alla base delle più recenti degenerazioni. Il
sistema elettorale maggioritario, dunque, non costituisce un antidoto a
quelle disfunzioni, ma può costituirne il prodromo.
E questi effetti negativi sarebbero esaltati da un sistema elettorale
maggioritario fondato su piccole circoscrizioni elettorali che
valorizzerebbero, nella concreta contesa elettorale, la prospettiva di
protezione dei singoli e di tutela delle loro ambizioni di carriera,
piuttosto che le differenti proposte di politica giudiziaria, capaci di
confrontarsi con tematiche complessive di respiro nazionale. E questo
senza tenere conto del fatto che proprio l'esistenza di potentati
regionali, volti alla tutela di interessi micro-corporativi, sia stata
uno dei principali fattori di degenerazione che andrebbero inibiti e non
agevolati.
Si tratta, insomma, di sistema elettorali che non stimolano un consenso
fondato su un_ rendicontabile_ rapporto di rappresentanza delle varie
sensibilità presenti nella magistratura, ma possono contribuire a
generare un consiglio di _nominati_, che garantisce ed implementa la
formazione di gruppi che alimentano ancora il clientelismo elettorale,
fondato ora sulla paura, ora sull'ambizione smodata. Infine, i sistemi
maggioritari non tutelano, né promuovono la pari opportunità tra donne e
uomini, violando la necessaria ed equa rappresentatività di genere,
tutelata dall'art. 51, comma 1, della Costituzione.
3. La necessità di un sistema che assicuri pluralismo: la
proposta della Commissione Luciani
Pur nella consapevolezza del fatto che non esistono modelli elettorali
"perfetti", le valutazioni che precedono fanno, dunque, preferire i
sistemi proporzionali o almeno quelli con potenziali effetti
proporzionali.
Si tratta, infatti, di sistemi che garantiscono la plurale
rappresentatività delle diverse sensibilità presenti in magistratura e
sono in grado di dare autentiche _chance_ di successo anche a nuove
aggregazioni che si propongano come alternative ai gruppi associati
"storici". Inoltre, quei sistemi ostacolano il consolidarsi di
maggioranze precostituite nella gestione effettiva dell'autogoverno e
stimolano un costante e progressivo confronto tra sensibilità plurali,
generante esiti non preventivabili, raffinando verso l'alto - e proprio
grazie al confronto - la qualità delle scelte di politica giudiziaria,
obbligando eletti e gruppi che li hanno sostenuti, a renderne conto.
Queste valutazioni ci spingono ad esprimere apprezzamento verso la
proposta della Commissione Luciani che - oltre a prevedere un aumento
del numero dei componenti del Consiglio (necessario per migliorare la
sua funzionalità) - prevede, quanto al modello elettorale, il sistema
del c.d. voto singolo trasferibile.
Si tratta di un modello elettorale che: (a) garantisce una possibilità
di partecipazione al confronto elettorale anche a singoli magistrati o a
gruppi associativi appena affacciatisi nel panorama associativo,
favorendo così il pluralismo anche per l'elettorato passivo; (b) pur
conservando il modello del collegio unico nazionale per le categorie dei
candidati di legittimità e requirenti, prevede - per i candidati
giudicanti di merito - la suddivisione del territorio nazionale in tre
collegi di medie dimensioni; si tratta di una previsione che - da un
lato - "avvicina" i candidati ai territori; ma che - per converso -
rende i candidati sufficientemente distanti da essi, così indebolendo la
possibile influenza dei potentati locali, influenza che è alla base di
molte degenerazioni; (c) con la previsione che ciascuno dei tre collegi
per la categoria giudicanti di merito esprima un numero di eletti di
almeno 4-5 consiglieri, assicura un risultato necessariamente
rappresentativo della pluralità di ispirazioni culturali che sono
presenti nel corpo della magistratura (e, quindi, tendenzialmente
proporzionale); (d) con la previsione che ciascun elettore debba
esprimere «in ordine decrescente un minimo di tre preferenze e un
massimo pari al numero dei seggi assegnati al collegio» - preferenze che
poi potranno essere valorizzate al momento dell'assegnazione dei seggi -
il sistema favorisce anche l'espressione di voti verso candidati non
necessariamente "organici" ad un solo gruppo associativo (favorendo così
la possibilità per l'elettore di "riconoscersi" trasversalmente in più
candidati); (e) con la previsione di meccanismi che favoriscano
l'elettorato passivo di candidature provenienti da ambedue i generi e
con la previsione della necessaria espressione di «almeno una preferenza
per un candidato di genere diverso da quello degli altri» [ovviamente in
caso vi siano candidati appartenenti a più generi], il modello
immaginato dalla Commissione Luciani vuole favorire, quantomeno in linea
tendenziale, una più equilibrata rappresentanza di genere
nell'istituzione consiliare.
Tuttavia, affinché il sistema produca i suoi effetti benefici, è
necessario prevedere integrazioni alla proposta della Commissione
Luciani che garantiscano un numero di candidati significativo, nonché
quote minime di risultato, in funzione della rappresentanza di genere.
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