[Area] NOI NON SIAMO COSI'

giovanni.palombarini a libero.it giovanni.palombarini a libero.it
Mar 19 Apr 2022 08:49:47 CEST


Mi pare proprio un'ottima linea politica, capace di interpretare i sentimenti della generalità dei magistrati e le aspettative della parte migliore dell'opinione pubblica.

Giovanni Palombarini


> Il 18/04/2022 23:52 valerio.savio1960 a gmail.com ha scritto:
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> NOI NON SIAMO COSI’
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> Stiamo rialzando la testa. Ma temo che stiamo sbagliando “il messaggio” che mandiamo ai cittadini.
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>             Sulla riforma stiamo dicendo  cose giuste , ma cucendoci addosso da soli un abitino di “modestia etica” che la stragrande maggioranza dei magistrati non merita .
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>             ANM , correnti , colleghi del “documento di Busto Arsizio” e del documento “Facciamo presto!” , stanno tutti bene evidenziando i gravi danni che può fare la riforma ordinamentale in itinere. E stanno dando tutti insieme un segnale di grande e rinnovata vitalità dell’associazionismo giudiziario, un segnale di partecipazione diffusa, dagli uffici , e però, saggiamente , nell’alveo dell’ANM, la nostra  Casa Comune, il nostro migliore strumento.
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> Stiamo denunciando bene i vizi di una riforma allo stesso tempo tanto affrettata ed incolta quanto chiara espressione di una “filosofia” di fondo ben precisa: ridurre la qualità e quindi il ruolo della giurisdizione introducendovi logiche di produttivismo quantitativo, burocratizzando e gerarchizzando  la Magistratura per ridurne la pubblica estimazione e legittimazione e di conseguenza il protagonismo politico-istituzionale . Una “filosofia” da alcune forze politiche lucidamente perseguita ( in una sorta di redde rationem dopo decenni di tentativi andati a vuoto) e da altre subìta in modo culturalmente e politicamente subalterno  ( il che è ancor peggio), a disegnare uno scenario dell’approccio del Parlamento ai problemi della giustizia , a partire dai valori costituzionali, desolante per pochezza e preoccupante per le conseguenze che ne possono derivare.
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> Bene quindi lo stato di agitazione, il CDC straordinario, l’Assemblea Generale straordinaria, ogni iniziativa utile a informare e  sensibilizzare l’opinione pubblica.
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> E benvenuta,  e rassicurante, la diffusa reazione dei colleghi soprattutto più giovani, scesi in campo a difesa dell’habitat del loro lavoro.
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> Ma c’è un grosso errore che stiamo compiendo , nella grande comunicazione. Nel messaggio di fondo , nell’immagine di noi stessi che stiamo veicolando.
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> Stiamo dicendo , in tutti i documenti, che se passa la riforma , col fascicolo “di performance” scatterà la giurisprudenza difensiva , che i magistrati si chiuderanno a riccio nel carapace del tecnicismo e del conformismo giudiziario, che smetteranno di fare scelte coraggiose, che penseranno solo alla loro carriera e non ai diritti dei cittadini e ad un effettivo controllo di legalità . Si è scritto che i pm faranno solo inchieste per reati di semplice e sicuro accertamento, che i giudici “assumeranno solo decisioni frettolose e tendenzialmente uniformi” , che saranno “costretti” a “prendere la decisione più facile anziché quella più giusta”, nella rincorsa alla produttività.
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> Stiamo in altri termini dicendo che ci comporteremo appunto da piccoli burocrati attenti al loro particulare. Non da magistrati della Repubblica.
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> Stiamo passando il messaggio che ( forse ) manterremo il “sapere” e (forse ) il “saper fare” , ma non il “saper essere” del nostro lavoro .
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> Così stiamo comunicando che abdicheremo al nostro ruolo. Chi per una “vita tranquilla”, chi per qualche “prebenda” o strapuntino più o meno di (a quel punto scarso) prestigio.
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> Non è ciò che i cittadini vorrebbero sentire da noi.
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> E mi sento di dire che noi non siamo così .
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> Noi non saremo “costretti” a nulla , neanche da queste dannose e improvvisate norme.
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> I cittadini vorrebbero sentir dire pubblicamente da noi , dai loro Giudici, che queste nuove norme , tanto capaci di essere “manifesto” intimidatorio ed annuncio di restaurazione culturale quanto di essere illogiche inapplicabili ed alla fine in grado solo di afflosciarsi su sé stesse ( vedi proprio il “fascicolo di performance”)  , non  saranno in grado di cambiarci. Che noi tanto siamo consapevoli del nostro ruolo e dei nostri doveri, tanto amiamo la libertà intellettuale del nostro lavoro, che continueremo a fare (non certo gli “eroi” ma null’altro che) il nostro dovere: tutelare, manutenere, rilanciare, far evolvere i diritti, risolvere le controversie con onestà intellettuale ed indipendenza di giudizio,  garantire un controllo di legalità efficace e che al contempo avvicini il più possibile un ideale di eguaglianza nelle garanzie per imputati e vittime dei reati: senza badare agli effetti delle decisioni sulle nostre “carriere”. Sine spe nec metu, come da abusata citazione.
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> Solo sentendosi da noi rassicurare con questo messaggio – io continuo a credere : tuttora aderente alla diffusa cultura e responsabilità professionale della più parte dei magistrati -- i cittadini potranno mantenere o riprendere fiducia in noi. E potranno pensare che la brutta riforma in viaggio non è un problema dei magistrati, ma un problema loro.
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> Questo messaggio lo dobbiamo veicolare senza “antagonismi” alla “Politica”. I magistrati non possono avere “nemici”, non esiste “la Politica” , e dobbiamo cercare di spiegarci  ovunque. Lo dobbiamo mettere in circolo semplicemente come nostra pubblica promessa di rispetto di noi stessi e del nostro lavoro, e di adesione al modello costituzionale di magistrato.
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> Se non vogliamo essere trattati da burocrati, iniziamo noi a non pensarci come burocrati.
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> Piace l’inglese ( fascicolo “di performance”)? Rispondiamo business as usual.
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> Tristemente e malinconicamente, una parte della Magistratura da anni , seppure con le migliori intenzioni del mondo, ha intrapreso la strada di burocratizzare culturalmente la Magistratura, di pensarla corpo burocratico: è la strada che parte dai “carichi esigibili” e dai suoi numeretti da produttività impiegatizia perfettamente aderenti e culturalmente omogenei alla riforma che ora ci viene propinata , che passa per le proposte di riduzione di tutti gli spazi del governo autonomo e che arriva col sorteggio dei candidati al Consiglio a dire pubblicamente che i magistrati non possono essere lasciati liberi di sceglierseli, per arrivare, nell’apoteosi di questo istinto suicida, all’assunta palingenesi di un CSM finalmente ridotto a mero Consiglio di Amministrazione del Personale, con discrezionalità solo sulle carte da parati di palazzo dei Marescialli.
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> Invertiamo la rotta, anche tra noi.
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> Cambiamo registro di comunicazione.
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> Se penso ai colleghi che incontro tutti i giorni in Tribunale, mi viene da pensare   che nessuno di loro si sentirà “costretto” ad alcunchè. Che si è ancora in tempo a mandare un messaggio forte: “non abdicheremo al nostro ruolo”.
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> La “modestia etica”  e le mezze maniche da travet non mettiamocele  addosso da soli.
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> Valerio Savio, giudice del Tribunale Roma
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>            
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