[Area] NOI NON SIAMO COSI'
thorgiov
thorgiov a libero.it
Mar 19 Apr 2022 09:12:09 CEST
Il problema è che la parte migliore dell'opinione pubblica non è quella
maggioritaria. Anzi, direi che la maggioranza della popolazione non ha
neppure una opinione, in nessun senso, e non è in grado di formarsela.
FELICE PIZZI ( Giudice del Tribunale di Napoli )
Il 19/04/2022 08:49, giovanni.palombarini a libero.it ha scritto:
>
> Mi pare proprio un'ottima linea politica, capace di interpretare i
> sentimenti della generalità dei magistrati e le aspettative della
> parte migliore dell'opinione pubblica.
>
> Giovanni Palombarini
>
>
>> Il 18/04/2022 23:52 valerio.savio1960 a gmail.com ha scritto:
>>
>>
>>
>> NOI NON SIAMO COSI’
>>
>> Stiamo rialzando la testa. Ma temo che stiamo sbagliando “il
>> messaggio” che mandiamo ai cittadini.
>>
>> Sulla riforma stiamo dicendo cose giuste , ma cucendoci addosso da
>> soli un abitino di “modestia etica” che la stragrande maggioranza dei
>> magistrati non merita .
>>
>> ANM , correnti , colleghi del “documento di Busto Arsizio” e del
>> documento “Facciamo presto!” , stanno tutti bene evidenziando i gravi
>> danni che può fare la riforma ordinamentale in itinere. E stanno
>> dando tutti insieme un segnale di grande e rinnovata vitalità
>> dell’associazionismo giudiziario, un segnale di partecipazione
>> diffusa, dagli uffici , e però, saggiamente , nell’alveo dell’ANM, la
>> nostra Casa Comune, il nostro migliore strumento.
>>
>> Stiamo denunciando bene i vizi di una riforma allo stesso tempo tanto
>> affrettata ed incolta quanto chiara espressione di una “filosofia” di
>> fondo ben precisa: ridurre la qualità e quindi il ruolo della
>> giurisdizione introducendovi logiche di produttivismo quantitativo,
>> burocratizzando e gerarchizzando la Magistratura per ridurne la
>> pubblica estimazione e legittimazione e di conseguenza il
>> protagonismo politico-istituzionale . Una “filosofia” da alcune forze
>> politiche lucidamente perseguita ( in una sorta di /redde rationem/
>> dopo decenni di tentativi andati a vuoto) e da altre subìta in modo
>> culturalmente e politicamente subalterno ( il che è ancor peggio), a
>> disegnare uno scenario dell’approccio del Parlamento ai problemi
>> della giustizia , a partire dai valori costituzionali, desolante per
>> pochezza e preoccupante per le conseguenze che ne possono derivare.
>>
>> Bene quindi lo stato di agitazione, il CDC straordinario, l’Assemblea
>> Generale straordinaria, ogni iniziativa utile a informare e
>> sensibilizzare l’opinione pubblica.
>>
>> E benvenuta, e rassicurante, la diffusa reazione dei colleghi
>> soprattutto più giovani, scesi in campo a difesa dell’/habitat/ del
>> loro lavoro.
>>
>> Ma c’è un grosso errore che stiamo compiendo , nella /grande
>> comunicazione./ Nel /messaggio di fondo/ , nell’immagine di noi
>> stessi che stiamo veicolando.
>>
>> Stiamo dicendo , in tutti i documenti, che se passa la riforma , col
>> fascicolo “di performance” scatterà la /giurisprudenza difensiva /,
>> che i magistrati si chiuderanno a riccio nel carapace del tecnicismo
>> e del conformismo giudiziario, che smetteranno di fare scelte
>> coraggiose, che penseranno solo alla loro carriera e non ai diritti
>> dei cittadini e ad un effettivo controllo di legalità . Si è scritto
>> che i pm faranno solo inchieste per reati di semplice e sicuro
>> accertamento, che i giudici “assumeranno solo decisioni frettolose e
>> tendenzialmente uniformi” , che saranno “costretti” a “prendere la
>> decisione più facile anziché quella più giusta”, nella rincorsa alla
>> produttività.
>>
>> Stiamo in altri termini dicendo che ci comporteremo appunto da
>> piccoli burocrati attenti al loro /particulare/. Non da magistrati
>> della Repubblica.
>>
>> Stiamo passando il messaggio che ( forse ) manterremo il “sapere” e
>> (forse ) il “saper fare” , ma non il “saper essere” del nostro lavoro .
>>
>> Così stiamo comunicando che abdicheremo al nostro ruolo. Chi per una
>> “vita tranquilla”, chi per qualche “prebenda” o strapuntino più o
>> meno di (a quel punto scarso) prestigio.
>>
>> Non è ciò che i cittadini vorrebbero sentire da noi.
>>
>> E mi sento di dire che noi non siamo così .
>>
>> Noi non saremo “costretti” a nulla , neanche da queste dannose e
>> improvvisate norme.
>>
>> I cittadini vorrebbero sentir dire pubblicamente da noi , dai loro
>> Giudici, che queste nuove norme , tanto capaci di essere “manifesto”
>> intimidatorio ed annuncio di restaurazione culturale quanto di essere
>> illogiche inapplicabili ed alla fine in grado solo di afflosciarsi su
>> sé stesse ( vedi proprio il “fascicolo di performance”) , non
>> saranno in grado di cambiarci. Che noi tanto siamo consapevoli del
>> nostro ruolo e dei nostri doveri, tanto amiamo la libertà
>> intellettuale del nostro lavoro, che continueremo a fare (non certo
>> gli “eroi” ma null’altro che) il nostro dovere: tutelare, manutenere,
>> rilanciare, far evolvere i diritti, risolvere le controversie con
>> onestà intellettuale ed indipendenza di giudizio, garantire un
>> controllo di legalità efficace e che al contempo avvicini il più
>> possibile un ideale di eguaglianza nelle garanzie per imputati e
>> vittime dei reati: senza badare agli effetti delle decisioni sulle
>> nostre “carriere”. Sine spe nec metu, come da abusata citazione.
>>
>> Solo sentendosi da noi rassicurare con questo messaggio – io continuo
>> a credere : tuttora aderente alla diffusa cultura e responsabilità
>> professionale della più parte dei magistrati -- i cittadini potranno
>> mantenere o riprendere fiducia in noi. E potranno pensare che la
>> brutta riforma in viaggio non è un problema dei magistrati, ma un
>> problema loro.
>>
>> Questo messaggio lo dobbiamo veicolare senza “antagonismi” alla
>> “Politica”. I magistrati non possono avere “nemici”, non esiste “la
>> Politica” , e dobbiamo cercare di spiegarci ovunque. Lo dobbiamo
>> mettere in circolo semplicemente come nostra pubblica promessa di
>> rispetto di noi stessi e del nostro lavoro, e di adesione al modello
>> costituzionale di magistrato.
>>
>> Se non vogliamo essere trattati da burocrati, iniziamo noi a non
>> pensarci come burocrati.
>>
>> Piace l’inglese ( fascicolo “di performance”)? Rispondiamo /business
>> as usual. /
>>
>> Tristemente e malinconicamente, una parte della Magistratura da anni
>> , seppure con le migliori intenzioni del mondo, ha intrapreso la
>> strada di burocratizzare culturalmente la Magistratura, di pensarla
>> corpo burocratico: è la strada che parte dai “carichi esigibili” e
>> dai suoi numeretti da produttività impiegatizia perfettamente
>> aderenti e culturalmente omogenei alla riforma che ora ci viene
>> propinata , che passa per le proposte di riduzione di tutti gli spazi
>> del governo autonomo e che arriva col sorteggio dei candidati al
>> Consiglio a dire pubblicamente che i magistrati non possono essere
>> lasciati liberi di sceglierseli, per arrivare, nell’apoteosi di
>> questo istinto suicida, all’assunta palingenesi di un CSM finalmente
>> ridotto a mero Consiglio di Amministrazione del Personale, con
>> discrezionalità solo sulle carte da parati di palazzo dei Marescialli.
>>
>> Invertiamo la rotta, anche tra noi.
>>
>> Cambiamo registro di comunicazione.
>>
>> Se penso ai colleghi che incontro tutti i giorni in Tribunale, mi
>> viene da pensare che nessuno di loro si sentirà “costretto” ad
>> alcunchè. Che si è ancora in tempo a mandare un messaggio forte: “non
>> abdicheremo al nostro ruolo”.
>>
>> La “modestia etica” e le mezze maniche da travet non mettiamocele
>> addosso da soli.
>>
>> Valerio Savio, giudice del Tribunale Roma
>>
>>
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