[Area] La necessità della pace. La necessità del diritto

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Gio 22 Feb 2024 11:03:51 CET



_La necessità della pace. La necessità del diritto_

Dinanzi a situazioni che violentano e terrorizzano i popoli e scuotono 
le coscienze e il senso di umanità più elementare, nessuna persona può 
girare lo sguardo altrove: men che meno i giuristi, per quanto complesse 
e intricate siano le questioni che chiamano in causa non solo la 
politica e l'etica, ma anche il diritto, portatore di razionalità, di 
equilibrio e di moderazione nella regolazione dei rapporti di forza al 
fine di evitare la deflagrazione e l'aggravamento di conflitti sino ad 
esiti catastrofici per il mondo intero.

Dopo l'orrore e le decine di milioni di morti delle guerre mondiali e 
dell'Olocausto, i popoli delle Nazioni Unite statuirono un patto che 
dette vita a un nuovo paradigma di diritto internazionale affinché ciò 
che era accaduto non accadesse mai più. Se i limiti e i vincoli che 
scaturiscono da quel patto diventano irrilevanti, è la stessa 
sopravvivenza dell'umanità che viene messa a rischio.

L'Organizzazione delle Nazioni Unite è stata fondata al fine di creare 
le condizioni in cui i diritti umani, la giustizia e il rispetto degli 
obblighi derivanti da quel solenne MAI PIÙ potessero divenire effettivi 
al fine di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, mettendo al 
bando la guerra e la forza delle armi, salvo che nell'interesse comune 
per ristabilire il diritto internazionale.

Sono state istituite Corti internazionali per garantire il rispetto del 
diritto e dei trattati e accertare le responsabilità di chi li viola, 
mettendo a repentaglio il rispetto dei diritti umani e la pace: la Corte 
Internazionale di Giustizia, competente per la responsabilità degli 
Stati; la Corte Penale Internazionale, competente per la responsabilità 
dei singoli individui.

La coscienza e la responsabilità dei giuristi non possono tacere di 
fronte ai crimini gravissimi contro l'umanità commessi nei territori di 
Israele e Palestina.

Il 7 ottobre 2023 Hamas, che governava nella striscia di Gaza, ha 
massacrato orrendamente 1.200 civili inermi. E' seguita una reazione del 
governo israeliano che ha posto quale unico obiettivo l'annientamento 
della minaccia terroristica di Hamas, senza alcun riguardo per la 
popolazione civile, colpita indiscriminatamente, con decine di migliaia 
di vittime, tra cui moltissimi bambini, e il blocco degli aiuti 
umanitari nel territorio di Gaza.

Il diritto internazionale oltre che l'umana pietà, impongono alla 
comunità internazionale e a tutti gli Stati che hanno aderito alle 
Nazioni Unite di fare tutto il possibile per fare cessare la voce delle 
armi, riaffermando la voce del diritto e il rispetto della vita e della 
dignità delle persone.

La Corte Internazionale di Giustizia, con l'ordinanza del 26 gennaio 
2024, ha adottato misure cautelari nei confronti dello Stato di Israele, 
accusato con ricorso del Sud Africa di violazioni della Convenzione 
contro il crimine di genocidio.

La Corte ha sottolineato che tutte le parti in conflitto nella Striscia 
di Gaza sono vincolate dal diritto internazionale umanitario e ha 
rappresentato la grave preoccupazione per la sorte degli ostaggi rapiti 
durante l'attacco in Israele del 7 ottobre 2023 e detenuti da allora da 
Hamas e altri gruppi armati, chiedendo il loro rilascio immediato e 
incondizionato.

Pur non avendo stabilito, allo stato degli accertamenti, la sussistenza 
del crimine di genocidio, la Corte ha evidenziato l'esistenza di un 
rischio "reale e imminente" di un "danno irreparabile" per la 
popolazione di Gaza, valutando che le condizioni di vita imposte ai 
palestinesi, l'impossibilità di apprestare assistenza e cure, il numero 
enorme di vittime tra donne e bambini, fanno rientrare la situazione 
della striscia nell'ambito della Convenzione sul genocidio.

La plausibilità della prospettazione del crimine di genocidio, il più 
grave dei crimini internazionali, ha motivato l'applicazione di misure 
cautelari per garantire l'ottemperanza di Israele agli obblighi della 
Convenzione e impedire pregiudizi irreparabili, prima che "la 
catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza rischi 
seriamente di deteriorarsi ulteriormente prima che la Corte emetta la 
sua sentenza definitiva".

Il provvedimento del 26 gennaio 2024 ordina a Israele di impedire la 
commissione di tutti gli atti che rientrano nel campo di applicazione 
dell'articolo II della Convenzione (tra cui uccisioni, gravi lesioni, 
inflizione di condizioni di vita che determinano la distruzione fisica). 
Israele dovrà garantire con effetto immediato che le sue forze militari 
non commettano nessuno degli atti sopra descritti, e adottare tutte le 
misure a sua disposizione per prevenire e punire l'istigazione diretta e 
pubblica di atti di genocidio contro il gruppo palestinese. Si impone ad 
Israele di adottare immediate misure per consentire la fornitura di 
servizi di base e assistenza umanitaria in favore dei palestinesi, 
nonché di predisporre misure efficaci per prevenire la distruzione e 
garantire la conservazione delle prove relative all'accusa di genocidio.

L'adempimento di quanto prescrive l'ordinanza costituisce un vero e 
proprio obbligo internazionale per lo Stato di Israele, ma anche per 
tutti gli Stati aderenti alla convenzione, che debbono adoperarsi perché 
la sentenza della Corte venga effettivamente rispettata.

Anche la Procura presso la Corte Penale Internazionale si è mossa, sia 
in relazione al massacro perpetrato da Hamas che alla reazione di 
Israele. Il Procuratore capo della Corte ha evidenziato che  anche 
impedire l'arrivo degli aiuti umanitari costituisce un crimine e ha 
manifestato preoccupazione per l'annuncio dell'offensiva israeliana a 
Rafah.

Siamo consapevoli che le questioni della pace e della guerra non si 
possono certo risolvere con la semplice invocazione delle regole. La 
pace può essere costruita solo con un grande rilancio del diritto delle 
persone e del diritto dei popoli, dei principi della democrazia in tutti 
i paesi, con una grande e diffusa mobilitazione culturale e sociale 
volta al rispetto della dignità e dell'uguaglianza dei popoli.

Ma il ruolo dei giuristi non è marginale. Essi possono, e perciò devono, 
concorrere al difficile ed enorme lavoro per contrastare la deriva 
culturale, politica e istituzionale che il clima di guerra ha innescato, 
con rischi di travolgimento di ogni regola di diritto e di elementare 
umanità. E ciò possono fare assolvendo, innanzitutto, al compito di 
demistificazione del linguaggio bellico per restituire senso e scopo 
alle regole giuridiche e alle finalità delle istituzioni internazionali 
al fine di mantenere indenne la possibilità stessa del diritto di 
orientare la condotta degli Stati, oltre a quella degli individui e dei 
popoli.

L'eclissi del diritto come criterio di orientamento della condotta degli 
Stati non solo compromette la convivenza pacifica nelle relazioni 
internazionali, ma rischia di determinare anche l'appannamento del ruolo 
e del senso del diritto interno come criterio di orientamento delle 
condotte dei cittadini di fronte ai conflitti prodotti dalle tante crisi 
che minano la coesione e il senso di comune appartenenza alla civiltà 
umana.

La comunità dei giuristi e i magistrati che la compongono non possono 
rimanere silenti.

Partendo da ciò che sta accadendo - auspicando la liberazione degli 
ostaggi ancora sequestrati da Hamas e l'immediato "cessate il fuoco" - 
come giuristi ci preme promuovere un momento di riflessione sulla 
tragedia in atto, da svolgere insieme ad esponenti della società civile, 
dell'accademia ed esperti di diritto internazionale, così da proporre 
all'opinione pubblica le ragioni del diritto e della pace e gli 
strumenti praticabili di effettiva tutela dei diritti umani nell'ambito 
dei conflitti.

Perché crediamo che, anche nelle relazioni internazionali, il diritto 
possa e debba essere strumento di garanzia.

_L'Esecutivo di Magistratura democratica_

19 febbraio 2024

Leggi sul sito di Magistratura democratica [1]



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