23 gen 2003
In un congresso in cui si parla della forza dei diritti è lecito, anzi forse è doveroso chiedersi in che cosa consista la forza di Magistratura democratica, soprattutto per chi, come me, non ne ha visto la nascita.
In un congresso in cui si parla della forza dei diritti è lecito, anzi forse è doveroso chiedersi in che cosa consista la forza di Magistratura democratica, soprattutto per chi, come me, non ne ha visto la nascita.
Nel suo appassionato intervento Don Luigi Ciotti ci ha detto che dobbiamo tentare di guardare al di là dei nostri recinti.
Nei suoi momenti pi intensi e significativi questo congresso è stato capace di farlo, è stato in grado di guardare “oltre” i limiti , le angustie, talvolta le miserie del pi recente dibattito politico sulla giurisdizione.
1. Nella relazione di Claudio Castelli si esprime con grande efficacia e lucidità l’attacco ai diritti in atto: diritto di cittadinanza, pluralismo dell’informazione, scuola e sanità pubblica vengono quotidianamente contestati e messi in discussione in un disegno di riduzione dei diritti fondamentali di una Stato democratico e, in definitiva, degli spazi di libertà.
Qualche giorno fa in una intervista al Messaggero il Ministro Castelli ha detto che per il problema dei rapporti tra politica e magistratura “la svolta si avrà soltanto quando verrà risolto il problema delle vicende giudiziarie. Fino ad allora saremo sempre condizionati”.
La scelta di dedicare questo congresso di Magistratura Democratica alla “forza dei diritti” e di ripensare, quindi, alle forme della tutela dei diritti soggettivi nella realtà italiana e, pi in generale, nella “democrazia del mercato globale” è il segno della centralità che, ancora oggi, riconosciamo, con riferimento al parametro offerto dal capoverso dell’art. 3 della Costituzione, alla lotta per la salvaguardia dei diritti e per il loro allargamento sociale.
I. La questione dell’ordinamento giudiziario.
In precedenti congressi organizzati dall’Associazione Nazionale Magistrati o da sue componenti, o dalle istituzioni culturali pi attente ai problemi giudiziari, si è lungamente discusso delle soluzioni cui fosse opportuno ricorrere per dare pi completa applicazione ai principi stabiliti dalla Costituzione del 1947 circa il ruolo del potere giudiziario, a cominciare dalla fondamentale regola che stabilisce l’indipendenza della Magistratura e di ogni singolo magistrato.
Una relazione congressuale deve essere un punto di partenza e non di arrivo, rappresentando sia il punto di approdo dell'elaborazione e della riflessione collettiva, sia uno stimolo di discussione per un congresso che vorrebbe ambiziosamente essere un laboratorio di idee ed un momento di incontro tra esperienze, professionalità e sensibilità diverse.